Il LEGAME MADRE-FIGLIA IN UN TRIP PSICHEDELICO TRA AMORE E CAOS

di CRISTINA PANEPINTO

Il romanzo d’esordio di Buffy Cram racconta un viaggio frenetico ed estremo, in cui il lettore entra come semplice spettatore e progressivamente si ritrova tanto coinvolto, da desiderare di modificare il corso degli eventi per poter difendere la piccola protagonista dalle durezze a cui la vita la sottopone.

È un racconto di formazione e rinascita, una sorta di discesa agli inferi nella controcultura di fine anni ’60, tra rivolta e LSD, raccontato con il tono candido di una favola da una bambina di otto anni (non per nulla il titolo “C’ero una volta”). Una bambina che prova a comprendere, secondo le proprie categorie, quel mondo esaltato, libero dalle convenzioni, contraddittorio. E che, a seconda dei casi, cerca di adeguarsi e difendersi da adulti in lotta con i propri demoni, evocati dalla droga e da un’idea tossica del vivere in comune. La storia si dipana su due piani temporali. Da una parte troviamo la diciannovenne Elizabeth, intenta a rimettere insieme i pezzi di una vita dissestata grazie all’aiuto di una casa-famiglia per giovani ex-detenuti con problemi psichiatrici. Dall’altra, si susseguono i passaggi cruciali della sua infanzia, vissuti al fianco della madre, Margaret, che alterna momenti di affetto a episodi di totale abbandono.

Un passo alla volta, il lettore scende nei particolari della vicenda e comincia a comprendere i motivi che determinano il comportamento intenso e conflittuale della madre verso la figlia, a loro volta circondate da un universo di co-protagonisti spesso psicologicamente pericolosi.

Anticipare qualcosa della rocambolesca avventura che le due intraprendono da Vancouver a New York su uno scuolabus rubato, significa togliere il piacere di immergersi in una lettura al tempo stesso delicata, appassionante e non priva di violenza. Un’avventura folle, ma profondamente umana, narrata dieci anni dopo da una Elizabeth ormai cresciuta e risolta, che prova a fare della scrittura la sua catarsi.

Una storia bellissima, su come la figura materna possa essere vissuta dalla figlia sempre in modo positivo, anche in situazioni di privazione, allontanamento e instabilità psicologica. Perché Elizabeth accetta Margaret per quello che è. E non importa se si sono di continuo perse e ritrovate. Anche se gli altri non lo comprendono, per lei il senso dell’esistenza sta nella consapevolezza del loro reciproco amore.

TRAMA

Vancouver, 1980. Elizabeth ha diciannove anni e ha trascorso gli ultimi dieci in un centro di detenzione giovanile. Quando viene accolta nella casa-famiglia di Bertha, la donna prende a cuore il suo caso e la sprona a scrivere la sua storia, segnata dalle allucinazioni della madre Margaret. Elizabeth torna con la memoria al 1969, quando Margaret aveva un unico desiderio: diventare una cantante famosa e lasciarsi alle spalle il dolore per la morte di Michael, il gemello di Elizabeth. Mossa dall’amore e dal senso di colpa per essergli sopravvissuta, a soli otto anni Elizabeth ruba le chiavi di uno scuolabus e le due partono dal Canada verso gli Stati Uniti, direzione Woodstock, convinte che lì tutto sia possibile. Durante il viaggio vivono di espedienti: Elizabeth si trasforma nell’indovina MeMe che legge il futuro in cambio di pochi spiccioli, mentre Margaret si fa incantare da una comunità hippie che vuole risvegliare le coscienze con l’lsd. Per riavere indietro sua madre, Elizabeth cerca di sabotare i loro piani, segnando irrimediabilmente il suo destino. “C’ero una volta” è un romanzo di formazione psichedelico, un’avventura folle e un po’ magica tra controcultura e rock’n’roll. Con candore e grazia, Buffy Cram racconta la forza del legame madre-figlia, e celebra il coraggio di trasformare il passato più drammatico in una storia che vale la pena di essere ascoltata.

TRADUZIONE di LAURA GAZZARINI