IL LAGO DI GARDA: LIMONAIE, ULIVETI E OMICIDI. MA SEMPRE CON BEI TRAMONTI DA AMMIRARE.
di BARBARA MONTEVERDI
1939, lago di Garda. Il commissario capo di Salò Italico, detto Italo, Sartori è un forte nuotatore e in questa veste ci si presenta nelle prime pagine, mentre compie il suo tragitto fisso Salò-Portese e ritorno, due ore di bracciate e due ore di riposo sotto al sole, o sotto le lenzuola della ricca vedova Anna Arquati.
La faccenda ci piace perché il periodo storico è infame, i pensieri sono tutt’altro che rosei, ma queste pratiche fisiche danno un che di spiritoso e scapigliato che “disingessa” i personaggi e rilassa noi lettori.
Tedeschi scrive con ottima tecnica, calca sul tono ironico o su quello serioso nei modi e nei tempi giusti, senza sbavature e dando l’impressione di conoscere così bene il suo protagonista da costringerlo a fare ciò che vuole lui. Per uno scrittore, sembra non sia cosa da poco, perché spesso sono i personaggi a prendere il sopravvento e a decidere l’andamento del racconto. Ma non mi pare proprio sia questo il caso.
E per chiudere la parentesi, vogliamo parlare dello stile, della lingua utilizzata dall’autore? Sì, vogliamo perché anche questo ci risulta assai gradito, scoprendo uno scrittore attento alle parole – colte ma non altere – capaci di rendere appieno l’atmosfera dei tempi e l’ambiente descritto.
Lei dunque era Marguerite Guerin Bustoni, Margie per gli amici gardesani che avevano accolto con curiosità e infine con benevolenza quella ragazzina provenzale – figlia di possidenti terrieri che avevano fatto fortuna con le acque minerali – quando alla fine degli anni Venti era arrivata sul lago per studi filosofici su Catullo. Non se n’era più andata, come capitava a tanti forestieri. E nella pigra comunità rivierasca era stata infine accettata con tutto il suo corredo di gesti, pose e gusti.
Scrittore di atmosfere, Tedeschi ci avvolge subdolamente in una storia di presunto omicidio-suicidio che diventa rapidamente il racconto di una società oppressa dal provincialismo locale e nazionale: roboanti discorsi sull’eroica guerra d’Abissinia (che sembra situata sulla Luna, vista dalle sponde del Garda) affogano nella melma di chiacchierati tradimenti, squallide storie che rimbalzano di bocca in bocca mai sazie di pettegolezzi, e autorità ansiose di chiudere un caso “indecente”, dato che coinvolge un nobilissimo eroe invalido di guerra.
Peccato che Italo Sartori sia un cane sciolto e non si accontenti delle apparenze. Peccato per i perbenisti benpensanti, ma non per noi che così abbiamo l’occasione di goderci un giallo con tutti i crismi, che il sottile e colto commissario capo arricchisce con qualche rimando letterario molto pertinente. E qui mi fermo per lasciare al lettore il piacere di scoprire cosa bolle nel pentolone del lago di Garda. Non ne rimarrà deluso.
Ma al di là del racconto puro e semplice e della sua curatissima confezione, vorrei mettere in luce l’umanità che molte delle figure presenti nel libro (protagonisti o semplici comparse) evidenziano. Tedeschi si schiera, decisamente, con chi riesce a mantenere la schiena dritta e una scintillante dignità pure in un ambiente e in un periodo storico davvero oscuri e pericolosi; la guerra è alle porte, la fede in Dio-Patria-Famiglia (e Duce) non può e non deve essere messa in dubbio, eppure persone più o meno pubblicamente esposte si prendono qualche rischio, deviano dal cammino comune e spingono lo sguardo oltre i miasmi paludosi del loro presente.
Nulla di quel che accade in questo romanzo è banale, nulla nella ricerca della verità è inutile. Mi spingo ad affermare che potremmo prenderlo ad esempio per affrontare a piè fermo i giorni tristi che da oggi ci attendono.
Un grazie sentito all’autore.
TRAMA
Lago di Garda, agosto 1939. Nella lussuosa villa del conte Arturo Bustoni giacciono due cadaveri, uccisi a colpi di arma da fuoco. I corpi sono quelli di Marguerite Guerin Bustoni, giovane moglie francese del conte, e Ottorino Gandini, pescatore della zona. I due sono discinti. Lei impugna una pistola. Tutto fa pensare a un amore clandestino finito nel sangue. Il caso è chiuso. Il conte, reduce invalido dalla campagna di Abissinia, è interessato a mettere sotto silenzio lo scandalo nel più breve tempo possibile in modo che il delitto non infanghi il buon nome di famiglia. Nel frattempo un misterioso rabbino tedesco di nome Lev Beniacar si presenta in commissariato per denunciare il diniego da parte del conte Bustoni e di altri proprietari terrieri della zona – in ottemperanza alle leggi razziali approvate l’anno prima – di vendergli dei cedri fondamentali per la festa di Sukkot… Il fiuto del commissario Italico Sartori, detto Italo, saprà ricomporre i pezzi di questo nuovo, inquietante puzzle.
Ascolta e guarda l’incipit letto da Barbara:
Il giardino dei cedri
IL LAGO DI GARDA: LIMONAIE, ULIVETI E OMICIDI. MA SEMPRE CON BEI TRAMONTI DA AMMIRARE. di BARBARA MONTEVERDI 1939, lago di Garda. Il commissario capo di Salò Italico, detto Italo, Sartori è un ...