LA MAREA CRESCE SEMPRE, COME LA BRAVURA DI ANTONIO LANZETTA
di MANUEL FIGLIOLINI
Ci sono scrittori che abbiamo sempre seguito e non solo come autori anche come dispensatori di consigli. Uno di questi è proprio lui, Antonio Lanzetta. Abbiamo letto le opere precedenti, abbiamo visto cosa legge (l’autore è molto attivo sui social) e abbiamo letto questo romanzo. Lanzetta ci ha dimostrato come le letture possano influire sulla crescita dello scrittore, e come lo scrittore critico sia una spugna per le letture.
Una grande crescita da parte dello scrittore che si nota fin da subito nella costruzione di un romanzo suddiviso tra bene e male. Dove il bene e il male sono ugualmente protagonisti senza mai prevaricare uno sull’altro. Scritto in soggettiva per Lidia Basso e Matteo, il romanzo è un turbinio psicologico che riesce a creare un clima gotico nelle percezioni, senza mai trasportarle nei luoghi. I topoi del gotico vengono masticati, ingoiati e digeriti da Lanzetta che vengono riproposti con la sua sedimentazione. Aprendo al gotico italiano.
Ispiratosi a molti autori americani, Antonio Lanzetta ci racconta la sua interpretazione, sfruttando il territorio italiano e spogliandolo di tutti quei cliché che non possono essere applicati in un territorio come il nostro. Quasi un rocker italiano della scrittura che ha assorbito il rock mondiale e lo ha applicato alla musica leggera italiana, creando uno stile inconfondibile e sicuramente di interesse per gli stranieri.
Una storia che nasconde tante storie, ma che lo scrittore non perde mai di vista, è lei la protagonista. Il passato di Lidia Basso e Massimo Trotta si presentano nella semplicità della vita quotidiana senza creare punti di leva per ammiccare al lettore. I suoi protagonisti sono persone comuni, dal passato più o meno felici, con i loro traumi e perplessità. Ma questo fa parte dell’essere umano.
Antonio Lanzetta percorre il filo che divide il bene dal male senza mai nominarli. Costruisce un romanzo dalle alte qualità letterarie, avvincente, disturbante alle volte ma molto reale. Dietro ad una copertina chiara e un titolo che subito rimanda ai romanzi di Poe e quelli successivi alla golden-age, si apre un romanzo cupo che parte da là, per arrivare fino a noi.
TRAMA
A volte dietro la follia si celano oscure verità. Il corpo senza vita di Elena Perna, una ragazza di diciannove anni, viene trovato riverso su una spiaggia di Salerno. Il caso viene affidato al commissario Massimo Trotta e a Lidia Basso, psicologa forense e consulente della questura. Le indagini assumono da subito dei contorni a dir poco inquietanti. Lidia e Massimo ricevono infatti una chiamata dal Santacroce, una struttura che ospita giovani pazienti psichiatrici: un diciassettenne di nome Matteo fa da giorni disegni che sembrano ritrarre proprio Elena, la ragazza che è stata uccisa. Senza averla mai vista. Nessuno, in quel reparto del Santacroce, ha contatti con l’esterno né con i mezzi di informazione. Lidia fa di tutto per avere un colloquio con Matteo. La sfuggente personalità del ragazzo la affascina, ma a irretirla è la storia di cui in passato è stato protagonista. Una vicenda segnata da indicibili sofferenze e violenze inimmaginabili, nota alle cronache come “La casa degli orrori”, sulla quale aleggiano ancora interrogativi destinati a non trovare risposta. Com’è possibile che ci sia un legame tra Elena e Matteo? Eppure, nelle sue allucinazioni, sembra nascondersi una chiave per individuare l’assassino…
Ascolta la recensione di Manù:
Delitto in riva al mare
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