L’EVOLUZIONE DI PIETRO GERBER
di ANTONIA DEL SAMBRO
La grandezza e la bellezza di questo lavoro, ultimo della serie dell’addormentatore di bambini a cui Carrisi ha dato vita nel 2019, si basa quasi esclusivamente sul personaggio protagonista da cui parte e finisce l’intero intreccio narrativo.
C’è anche una storia, ovvio, ma è come se l’autore la lasciasse sfocata e in sottofondo, insieme alle ambientazioni della grande casa su una collina toscana e agli altri personaggi del romanzo.
Naturalmente, parlando di Gerber, gli altri protagonisti della trama non possono che essere dei bambini e come sempre dei bambini particolarissimi, in carne e ossa o semplicemente evocati.
Per questo, per questa ragione puramente di tecnica narrativa, è del tutto sconsigliabile leggere La casa delle luci se non si è precedentemente letto i primi due romanzi della trilogia, La casa delle voci e La casa senza ricordi.
Il progetto autoriale, infatti, è precisissimo e perfettamente delineato: un grande thriller deve avere un grande personaggio. Altrimenti si perde nella miriade di pubblicazioni di genere e soprattutto non “fidelizza”. La fidelizzazione del lettore, lungi da essere una mera conquista commerciale, è il filo più diretto a cui ogni bravo autore punta come percorso personale. Il dialogo muto tra Carrisi e i lettori della sua trilogia è purissimo e come il “miracolo di san Gennaro” si ripete a ogni pubblicazione e si ripete esattamente perché c’è Pietro Gerber.
I lettori sanno tutto di Gerber. Lo conoscono, ne apprezzano i difetti sfumati in dialoghi con sé stesso e ne condannano i pregi da psichiatra infantile in un sottosopra narrativo che Carrisi è stato perfettamente in grado di elaborare attraverso la sua scrittura dei contrari.
Gerber è la trilogia. È l’interesse dei lettori. È il feticcio vincente di Carrisi.
Pertanto, dopo aver letto anche l’ultima storia della trilogia di Gerber la domanda rimane la medesima della prima lettura: c’è un altro autore di genere in Italia in grado di trasformare i lettori in spettatori di film che girano le pagine e gli spettatori di film in lettori che guardano immagini?
Al momento, a me viene in mente solo Donato Carrisi.
TRAMA
Si chiama Eva, ha dieci anni, e con lei ci sono soltanto una governante e una ragazza finlandese au pair, Maja Salo. Dei genitori nessuna traccia. È proprio Maja a cercare disperatamente l’aiuto di Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze, l’addormentatore di bambini. Da qualche tempo Eva non è più davvero sola. Con lei c’è un amichetto immaginario, senza nome e senza volto. E a causa di questa presenza, forse Eva è in pericolo. Ma la reputazione di Pietro Gerber è in rovina e, per certi versi, lo è lui stesso. Confuso e incerto sul proprio destino, Pietro accetta, pur con mille riserve, di confrontarsi con Eva. O meglio, con il suo amico immaginario. È in quel momento che si spalanca una porta invisibile davanti a lui. La voce del bambino perduto che parla attraverso Eva, quando lei è sotto ipnosi, non gli è sconosciuta. E, soprattutto, quella voce conosce Pietro. Conosce il suo passato, e sembra possedere una verità rimasta celata troppo a lungo su qualcosa che è avvenuto in una calda estate di quando lui era un bambino. Perché a undici anni Pietro Gerber è morto. E il misterioso fatto accaduto dopo la sua morte ancora lo tormenta.
La casa delle luci
L'EVOLUZIONE DI PIETRO GERBER di ANTONIA DEL SAMBRO La grandezza e la bellezza di questo lavoro, ultimo della serie dell’addormentatore di bambini a cui Carrisi ha dato vita nel 2019, si basa ...