DELLA NUOVA LETTERATURA E ALTRI RIMEDI

di ANTONIA DEL SAMBRO

Quando ho finito di leggere L’equazione del cuore mi è arrivata precisa e immediata la percezione che qualcosa in Maurizio De Giovanni era cambiato. Non sapevo ancora di preciso cosa, ma sapevo che nella sua scrittura, nel suo modo di raccontare le cose, gli uomini, le faccende umane, niente sarebbe stato più come prima. 

La “rivoluzione” in realtà non è stata immediata come la mia percezione e si è manifestata in tutta la sua unicità rivoluzionaria solo qualche libro e qualche rinascita autoriale dopo. 

Esattamente il 29 di novembre scorso con l’arrivo in tutte le librerie del nuovo romanzo dell’amatissima e apprezzatissima serie del commissario Ricciardi: Caminito. 

Ora, il personaggio nato dalla penna di De Giovanni non avrebbe avuto realmente bisogno di sconvolgere cuori e menti, perché lo aveva già fatto e da tempo sia con i lettori della serie sia con gli spettatori della fiction a lui ispirata, eppure…

Eppure assistere sotto i propri occhi al “miracolo” della nuova scrittura di De Giovanni perpetrata attraverso uno dei suoi personaggi più amati e dopo che le voci circolate sulla fine della serie di Ricciardi avevano spezzato il cuore a tutti, ha qualcosa di incommensurabile. Qualcosa che solo leggendo Caminito si può cogliere in tutta la essenza metafisica. 

C’è Ricciardi eppure non c’è. C’è Napoli, ma non completamente. C’è De Giovanni, ma anche qualcos’altro. Ci sono lo stile e il linguaggio autoriale a cui siamo abituati, ma ammantati di una luce e una sostanza nuove, di parole che scricchiolano in bocca e del quale sapore non immaginavamo di avere bisogno, di un racconto che ci stritola il cuore e che ci fa comprendere che se la scrittura non riesce a fare questo miracolo allora è inutile tutto, del ritrovare un amico che si ama immensamente e riconoscerlo a stento perché ha toccato l’imponderabile e adesso tocca a noi farlo attraverso di lui. 

Cosa che ci sconvolge e ci emoziona oltre ogni dire.

Il confine valicato e segnato con L’equazione del cuore si definisce e si completa con Caminito e io mi rifiuto di considerare questo libro solo un giallo così come mi rifiuto di considerare Maurizio De Giovanni uno scrittore di genere, perché De Giovanni con questo ultimo romanzo stravolge e supera ogni conosciuta definizione, tranne, forse, quella di letteratura. 

Una letteratura nuova, però, che fa dell’uso del sentimento declinato in ogni singolo termine, in ogni singolo dialogo e in ogni singola descrizione il rimedio più adatto a sopportare una società sempre più indifferente, egotista e frettolosa. 

Una letteratura che cura e di cui i nostri cuori stropicciati o sopiti ne hanno un disperato bisogno.

Caminito non è un giallo, è già storia della letteratura, e quando tra cento anni gli studenti lo avranno sui banchi di scuola penseranno al privilegio accordato a noi contemporanei.

TRAMA

È il 1939, sono trascorsi cinque anni da quando l’esistenza di Ricciardi è stata improvvisamente sconvolta. E ora il vento d’odio che soffia sull’Europa rischia di spazzare via l’idea stessa di civiltà. Sull’orlo dell’abisso, l’unico punto fermo è il delitto. Fra i cespugli di un boschetto vengono ritrovati i cadaveri di due giovani, stavano facendo l’amore e qualcuno li ha brutalmente uccisi. Le ragioni dell’omicidio appaiono subito oscure; dietro il crimine si affaccia il fantasma della politica. Con l’aiuto del fidato Maione – in ansia per una questione di famiglia – Ricciardi dovrà a un tempo risolvere il caso e proteggere un caro amico che per amore della libertà rischia grosso. Intanto la figlia Marta cresce: ormai, per il commissario, è giunto il momento di scoprire se ha ereditato la sua dannazione, quella di vedere e sentire i morti.