TORNA SCOTTI, TORNA IL GIAPPONE CHE NON CONOSCIAMO

Ci aveva conquistato con “L’ombrello dell’Imperatore” (intervista), avevamo conosciuto il suo protagonista, il mezzosangue Takeshi Nishida che si districava in un giallo molto particolare con protagonista un ombrello. Adesso è tornato nelle librerie, sempre edito da Longanesi, con “Le due morti del signor Mihara” (intervista).

Torna nelle librerie e torna la sua ambientazione giapponese che avevamo amato nel precedente romanzo. Ma torna cambiato. Non Nishida, ma il suo autore o forse siamo cambiati noi, ora che lo conosciamo. Certamente il primo romanzo ci aveva colpito con l’ambientazione nipponica, inusuale se pensiamo scritta da un italiano. Stavamo vivendo un’onda “gialla” nipponica a seguito della pubblicazione di “Tokyo Express” di Seicho Matsumo edito da Adelphi, insomma eravamo molto propensi al romanzo di Scotti, ma eravamo allo stesso tempo un po’ più prevenuti. In quel momento il Giappone sembrava il nuovo Eldorado del giallo.

La trama gialla del precedente romanzo era ben congeniata e si articolava nei passaggi che quest’ombrello faceva, un romanzo ciclico pieno di personaggi che impone Scotti come un grande costruttore di trame. Con il secondo romanzo le aspettative erano molto alte, facile cadere nel cliché del precedente, difficile trovare una excursus investigativo coinvolgente come il precedente. E come al solito dico tutto questo perché l’autore ce l’ha fatta. Si è letterariamente superato.

Una trama avvincente, un punto morto che viene trascinato quasi fino alla fine, ci sono poche possibilità che il nippoamericano Nishida questa volta risolva il caso. Ma ci sono poche possibilità anche che l’autore riesca a districare la matassa senza commettere errori. Invece anche questa volta ce l’ha fa e lo fa egregiamente.

Stilisticamente si sente una maturità e profondità maggiore rispetto al precedente. Alternando l’indagine con altre scene usa due voci simili ma distanti, ci porta con un linguaggio più lirico verso la profondità del noir che caratterizza la seconda avventura di Nishida. Scava di più all’interno del Giappone mostrandoci una faccia che non si conosce, ci racconta, in questo romanzo, del fenomeno degli evaporati. Persone che spariscono per rifarsi una vita, costretti a sparire dalla vita precedente.

La parte gialla, l’indagine, è molto intricata ma lineare permettendo allo scrittore di raccontarci molto di Nishida, della sua famiglia. Un viaggio necessario al secondo capitolo di una serie che sta conquistando sempre più lettori. Un secondo romanzo che è conferma dell’abilità autoriale di Scotti, un romanzo da leggere per conoscere il vero sol levante.

TRAMA

Un Giappone sconosciuto e oscuro, corroso da antichissime e spietate tradizioni. Questo il teatro in cui l’ispettore nippoamericano Nishida si trova ad affrontare un caso impossibile da risolvere. Takaji Mihara, un uomo d’affari ormai in pensione, è stato ucciso nella sua casa, trafitto da un colpo di spada. La polizia è convinta di aver trovato il responsabile del delitto, un sospettato che avrebbe avuto sia il movente che l’opportunità. Ma il presunto colpevole ha problemi psichiatrici, forse è persino tossicodipendente e ripete di aver trovato la vittima già morta. Il suo sembra un delirio, ma anche per Nishida qualcosa non torna nella ricostruzione dei fatti. Persino le analisi del medico legale riportano alcune stranezze che sembrano contraddire il profilo della vittima. Cos’è successo? Chi era davvero Takaji Mihara? Nishida capisce presto che, per fare luce su questi interrogativi, dovrà addentrarsi nella pericolosa zona grigia degli «evaporati»: migliaia di uomini e donne che per svariati motivi decidono di scomparire e ricominciare da un’altra parte, con un altro nome, con un’altra vita. Un business gestito da società clandestine si occupa proprio di questo: far evaporare le persone. Sarà seguendo la loro scia fumosa che Nishida cercherà di risolvere il mistero, svelandoci un volto del Giappone inedito, spiazzante e inquietante, ma anche incredibilmente poetico.

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