SIAMO TUTTI ALICI STIPATE IN UN BARILE

Prima indagine del commissario Libero Cattaneo, che avevo conosciuto in un libro successivo (Maradagal) e che mi ha fatto subito molta simpatia.

Quel che ho immediatamente pensato  nel corso della lettura è che Tornaghi riesce a scrivere storie perfettamente compiute, visto che non avevo incontrato nessuna difficoltà a seguire la vicenda successiva a quella narrata qui. Un punto (notevole) a suo favore e un sospiro di sollievo perché i lettori possono avvicinarsi alle sue avventure senza badare alla sequenza delle pubblicazioni.

In questo racconto giallo siamo a Milano, in pieno centro e ci attende un cadavere eccellente (che sospetto – conoscendo l’ironia dell’autore – faccia MONA di cognome non proprio a caso) disteso sui marmi della sede centrale dell’ingombrante Banca Alleanza. Ingombrante perché cerca – attraverso il suo Presidente e le conoscenze politiche – di addomesticare l’inchiesta a cui partecipa il nostro commissario che già sappiamo si metterà in rotta di collisione con mezzo mondo, pur di seguire le proprie convinzioni e qualche luce intuitiva.

Il presidente lo guardò perplesso: “Cosa intende per lo conosceva bene? Era un eccellente amministratore delegato, ma non ho idea di cosa facesse nella sua vita privata” – Da quanto tempo lo conosceva?- “Dieci anni, forse più; ma perché me lo chiede?” -E’ il mio lavoro: io svolgo indagini.”                                                        Il presidente ebbe un sussulto: “E vuole svolgerle partendo da me?”  – Da lei…da chiunque conoscesse il defunto dottor Mona. Non so ancora niente di lui.” (…) Il presidente si irrigidì: “Naturalmente” disse con un sorriso forzato “noi non intendiamo in alcun modo ostacolarla. Anzi ho già disposto affinché abbiate ogni possibile aiuto nello svolgimento delle indagini che, mi attendo, creeranno il minimo incomodo possibile alla struttura.” (…) – E’ così – confermò Cattaneo stringendogli la mano. – Un’ultima cosa, presidente: dove si trovava ieri pomeriggio tra le due e le quattro?-

Capito il tipetto? Educato, di bell’aspetto e terribilmente cocciuto, al limite dell’autolesionismo; eppure è l’uomo che ci vuole per sbrogliare matasse davvero ingarbugliate anche se non è detto che alla fine avrà piena soddisfazione. L’ambiente in cui si muove è quello di banchieri, faccendieri, servizi segreti e deviati, insomma tutta la bella paccottiglia in cui abbiamo rovistato già ai tempi del Banco Ambrosiano e che ci provoca una sorda nausea ancora dopo decenni.

E’ ovvio che in questa situazione Cattaneo si senta a disagio e prosegua cupo e circospetto non essendo stupido e conoscendo la storia (che qui lascio con la minuscola di proposito), e noi gli andiamo dietro trattenendo il fiato e facendo il tifo per lui.

Mi piace molto il taglio sociale dei libri di Tornaghi: pur appassionandoti al racconto, talvolta facendoti sorridere con qualche gag azzeccata, non ti permette mai di dimenticare che quel che leggi non è vero (e qui abbiamo qualche dubbio), ma estremamente verosimile; non è mai accaduto come lo stai leggendo, ma è successo comunque e potrà ancora accadere.

Ecco, i suoi libri sono divertimento e monito al tempo stesso, lo svago riporta alla realtà e alle responsabilità che tutti noi, come cittadini, abbiamo: l’ignoranza non è ammessa dalla legge e il cervello nel cassetto non è la tecnica giusta per vivere una vita degna.

TRAMA

In una Milano annichilita dalla crisi, il commissario Libero Cattaneo indaga sull’omicidio di due banchieri, per scoprire che i problemi dell’Italia hanno origini lontane. Un romanzo giallo originale e coinvolgente, che guida il lettore nella comprensione dei meccanismi di banche e finanza.

Ascoltate l’incipit letto da Barbara: