IL QUASI INSUCCESSO DELLA DOPPIA SQUADRA

Due autori che presi singolarmente hanno venduto milioni di copie.

Due investigatori molto diversi, perché una fa parte di una sezione particolare della polizia di Stoccolma, mentre l’altro è un mentalista e grande conoscitore del corpo umano, ma entrambi più che volitivi e motivati. Tutti e quattro messi insieme però funzionano appena.

È quanto accade ne Il codice dell’illusionista di Camilla Lackberg e Henrik Fexeus, thriller scritto a quattro mani che dopo una ventina di pagina buone e coinvolgenti si perde in emotività di uno dei protagonisti, descrizioni di pool di investigatori difficili da comprendere e un ritmo blando che davvero ha a che fare poco con quello di libri come Il predicatore della Lackberg o Schwarzlicht di Fexeus.  

Ora, ovviamente, trattandosi di due numeri Uno la narrazione non è tutta da buttare e le prime pagine dove la vittima designata la troviamo prima drogata e priva di sensi e poi legata in una cassa da illusionista dove viene letteralmente trafitta da spade, non sono affatto male. 

E forse è proprio per questo che la delusione proseguendo nella lettura diventa più cocente. 

Il resto è una indagine certo singolare perché coinvolge un mentalista, un personaggio descritto molto bene all’interno della narrazione con tutti i suoi tic mentali e la sua gestualità rituale, la sua vita privata e il suo talento a stare di fronte a un pubblico pagante, ma non è sufficiente; in realtà non c’è pathos, neppure quando i due autori provano a giocarsi la carta della poliziotta coprotagonista afflitta da misofobia, una patologia psicotica che se fosse stata trattata non con minuzia di particolari narrativi, forse, avrebbe incuriosito e sorpreso maggiormente chi legge. 

Infine, Vincent Walder, il mentalista e Mina Dabiri l’investigatrice non sembrano affatto funzionare come coppia letteraria, è come se fossero stati ideati e costruiti senza tenere conto l’uno dell’altra, è come se fossero due voci in opposizione in un coro polifonico, tanto che a volte le loro azioni e le loro personalità risultano addirittura non credibili. Una pecca enorme per un thriller e per un romanzo di genere in generale. 

Insomma, se di esperimento si voleva trattare ne Il codice dell’illusionista, ebbene, non è riuscito come gli autori e gli editor probabilmente si attendevano, per quanto i riguarda i lettori, ho il sospetto che invece pure. Forse di più. Ma capita quando si ama un certo tipo di storie e di scrittura e poi ci si ritrova di fronte a tutt’altro. 

TRAMA

Quando una donna viene trovata morta in una cassa di legno con il corpo trafitto da spade, la polizia di Stoccolma è frastornata: difficile capire se si tratti di un gioco di prestigio finito in tragedia o di un macabro rituale omicida. Le indagini vengono affidate a una squadra speciale: un gruppo eterogeneo di agenti scelti – e allergici alle procedure istituzionali – tra i quali spicca per doti investigative Mina Dabiri. Proprio Mina suggerisce di coinvolgere nel caso Vincent Walder, un famoso mentalista, profondo conoscitore del linguaggio del corpo e del mondo dell’illusionismo. Insieme si mettono sulle tracce del killer, ma la personalità di entrambi, segnata da piccole e grandi ossessioni e da segreti inconfessabili, ingarbuglia la caccia, anche perché il loro stesso passato si rivela connesso in modo inquietante al caso. E prima che la situazione precipiti, l’unica arma a disposizione dei due investigatori per impedire all’assassino di uccidere ancora è anticipare le sue mosse: solo comprendendo a fondo la sua follia, infatti, potranno mettervi fine. In questo primo, esplosivo episodio di una serie che è già un fenomeno internazionale, la straordinaria abilità di Camilla Läckberg di scavare negli abissi dell’animo umano incontra le competenze psicologiche di uno dei più apprezzati mentalisti del mondo per dare vita a un’originalissima coppia di investigatori: Mina Dabiri e Vincent Walder, la poliziotta misofoba e il mentalista esperto di misteri numerici, in lotta contro un serial killer spietato, e contro i propri demoni.

Traduzione: Alessandra Albertari, Laura Cangemi