IL FASCINO DEL GIALLO STORICO DALLA DOPPIA PERSONALITA’
La raffinata capacità descrittiva di Abir Mukherjee si consacra in questo suo ultimo lavoro, il terzo di una serie di gialli storici ambientati nella tumultuosa India degli anni Venti. L’autore britannico è capace di creare sequenze di immagini vivide e incalzanti, senza intaccare il morbido e sfocato fascino della narrazione storica.
Ma non solo, riesce a produrre un interessante dualismo: da una parte traspare il suo coinvolgimento sentimentale nella ricostruzione geopolitica e sociale del periodo, dall’altra si apprezza il distacco scientifico dello studioso, del letterato.
Un equilibrio che trova perno nell’identità biculturale (angloindiana ovviamente) dell’autore, ma anche nella sua indiscussa abilità. In questo suo terzo giallo, Mukherjee mantiene le figure centrali dei precedenti episodi – ovvero il capitano Wyndham e il sergente Banerjee (dall’iconico soprannome Surrender-not), personaggio quest’ultimo che
somma in sè l’antica saggezza bengalese con la pragmaticità della nuova generazione indiana, cresciuta sotto il dominio dell’Impero britannico – ma arricchisce la scena con lo spaccato della fumosa Chinatown di Calcutta.
Una novità per l’immaginario comune, che associa la fotografia tipica dell’India coloniale ad altri sfondi. Le vicende personali di Sam Wyndham generano il contesto iniziale – ossia lo sbandamento emotivo e la deriva oppiomane del capitano, in seguito alla perdita della moglie – tuttavia, anche questa volta, sono le vicende storiche e sociali protagoniste del romanzo, evoluzione dei due precedenti ma anche narrazione a sé stante.
L’autore, infatti, non ha mai nascosto di far buon uso del plot giallo per divulgare un romanzo storico che risulti apprezzabile e coinvolgente di fronte a un pubblico più vasto. Anche con “Fumo e cenere” Mukherjee ha colto nel segno, d’altronde la classe non è acqua.
Le altre recensioni di Abir Mukherjee: Un male necessario, L’uomo di Calcutta.
Editore: SEM
Anno: 2020