IL DIAVOLO A STOCCOLMA
Già il nome dell’autore aiuta ad “entrare nella parte”: Nicklas Natt Och Dag è il discendente della più antica aristocrazia svedese e questo thriller storico è un quadro perfettamente tratteggiato delle condizioni di vita delle classi disagiate dell’ancora non illuminata Svezia.
Cardell e Winge sono due figure emblematiche: il primo è un ex soldato che si arrangia a sopravvivere come guardia civile, dopo aver perso un braccio in battaglia (sostituito da una protesi in legno di faggio che si trasforma all’uopo in severo bastone), l’altro è un giudice ancor giovane, ma colpito da tisi in fase assai avanzata e senza più nulla da perdere.
Costoro s’incontrano, si annusano e decidono di unire le proprie forze per risolvere un efferato caso di tortura ed omicidio, ben sapendo che nulla di positivo potrà scaturire da questa inchiesta semi-clandestina se non la nascita di un nuovo rispetto per se stessi. Forse.
Stoccolma è lurida, in questo romanzo, le acque che la lambiscono sono putride, puzzolenti di carogne animali, deiezioni, rifiuti di ogni genere e la luce, la splendida luce del Nord, è totalmente assente; i nostri eroi sembrano muoversi perennemente al buio, anche di giorno, perché le descrizioni diurne riguardano i palazzi e la folla che si accalca nelle strade creando ombre, mentre le notti vengono raccontate con grande precisione, quasi con accanimento, per sottolineare la desolazione delle anime solitarie che la abitano.
Ogni giorno sembra che la città faccia un respiro, che prenda aria dal mare al mattino per poi buttarla fuori in un soffio la sera, quando tute le banderuole ruotano su se stesse e tornano a puntare verso la costa. Kurckan, il vecchio mulino a vento, protesta rumorosamente contro le corde che imbrigliano le sue vele. Dall’entroterra uno dei suoi compari gli fa eco nella stessa lingua. Winge osserva la sua immagine riflessa sul vetro della finestra (…)Non riesce più a distinguere dove finisce l’orizzonte e dove inizia la volta del cielo. Un po’ più in alto cominciano a brillare le prime stelle. Così è il mondo: tanta oscurità, poca luce. Da un angolo della finestra scorge una stella cadente, una scia che guizza nel cielo, veloce come un battito di ciglia.”
Nella disperazione cupa e potente di una città mal governata e mal amata anche dai suoi abitanti, Cardell e Winge concludono la loro inchiesta e il cammino comune scuotendosi di dosso un passato recente e doloroso, senza peraltro avere alcun progetto per il futuro. Un bicchiere di alcool puzzolente e venefico, una cappa sporca per ripararsi dal freddo, qualche corpo esanime da scavalcare prima che tocchi a loro quella sorte. Di che Svezia stiamo parlando? Che vite ci racconta l’autore?
Il thriller vero è dentro le anime oscure che popolano queste pagine, brulicanti e fetide come scarafaggi accecati da una lama di luce improvvisa. Quanti 1793 si dovranno ancora ripetere nella storia dell’Umanità?
Traduttore: Gabriella Diverio e Alessandra Scali
Editore: Einaudi
Anno: 2019