AFFASCINANTE ATMOSFERA DELLA MILANO DI UNA VOLTA
La Milano del 1928 è una città meravigliosa, dinamica e ricca di cultura, immersa nella scighera, una nebbia densa e impenetrabile, nella quale si delinea nettamente la figura del commissario De Vincenzi, il “poeta del crimine”, già protagonista dei gialli di culto di Augusto De Angelis.
Vi si parla in dialetto e fra ligéra (criminalità) e i pulè (uomini della questura) vige un codice di reciproco rispetto; le armi non servono, meglio un paio di schiaffoni…..
La polizia si muove a piedi, a cavallo o in tram, pagando il biglietto anche per i ladri arrestati.
De Vincenzi affronta e risolve vari casi, spesso ispirato dai discorsi che nascono durante le riunioni a tavola dalla sciura Maria. Il profumo dei gustosi piatti di un tempo preparati con cura dalla portinaia fuoriesce dalle pagine del libro e ci avvolge in un romantico clima d’epoca .
In cucina come in polizia bisogna fare buon uso degli avanzi- sosteneva De Vincenzi. E la sua non era una battuta casuale visto che a lui toccavano spesso casi abbandonati, dimenticati, avanzati dai suoi superiori. Indagini che lui portava sempre a termine utilizzando quello di cui disponeva: l’intuito e i suoi uomini. Era bravo De Vincenzi a reimpastare gli indizi e a renderli risolutivi.
Dopo essere stato testimone della terribile strage di Piazza Giulio Cesare, De Vincenzi, al quale non è stata affidata l’inchiesta, indaga per suo conto in segreto per trovare i colpevoli, ma si accorgerà che ci sono degli elementi che non tornano nelle indagini gestite da Roma. L’attentato è tuttora un mistero irrisolto.
Alle indagini su furti di gioielli e su un ladro acrobata si intreccia anche la storia a tratti leggendaria e segreta di Giuseppe Meazza, el Balila, famosissimo calciatore milanese commemorato in un fantasioso finale a San Vittore con De Vincenzi che lo aiuta a scoprire un mistero su un suo anonimo benefattore.
Il romanzo, che l’autore ha definito una non fiction novel, prende spunto dai romanzi di De Angelis, da articoli di giornali dell’epoca e da un libro su Meazza. Lo scrittore rielabora in modo molto personale queste fonti “storiche”, intersecando fatti avvenuti nel 1928, come la strage di Piazzale Giulio Cesare, con leggende e fatti immaginari, creando l’ambiente, il sapore, l’umore, di una affascinante Milano del passato e del mondo di una mala quasi poetica .
E’ un libro particolare, non un giallo puro e semplice, bensì una elegante commedia poliziesca che appassiona e commuove il lettore, lo fa vivere e partecipare all’interno della storia e gli fa venire voglia di prendere un tram antico e raggiungere tutti i luoghi descritti nel romanzo.
Anche chi non conosce il dialetto milanese capirà facilmente tutti i termini ed i modi di dire, che sono comunque spiegati anche in italiano, senza mai appesantire il racconto.
Gli mancherà la pronuncia, ma può ascoltare le canzoni milanesi dei Gufi, di Nanni Svampa, di Jannacci, anche se molte sono successive al periodo trattato, per sentire come suonano bene in dialetto certe parole come cassoeula, malnatt, fioeu, te capis na got,….
Il romanzo è scritto molto bene, con classe ed un pizzico d’ironia. E’ un gioiello che emerge nel panorama affollato del giallo italiano, distinguendosi per lo stile e la sua particolare ambientazione retrò. Luca Crovi, giornalista esperto del genere giallo e noir, autore di racconti e saggi, sceneggiatore di storie gialle a fumetti, conduttore di trasmissioni radiofoniche e festival letterari, si cimenta qui con il suo primo romanzo e segna un bellissimo goal.
Si auspica che la strada da lui intrapresa continui a lungo per la gioia dei lettori.
Editore: Rizzoli
Anno: 2018