Da tempo stiamo lottando con l’ovvietà di alcuni autori, romanzi uguali ad altri, ispettori travagliati e chi più ne ha, più ne metta … Con il romanzo di Filippo Fornari, non per piaggeria, possiamo parlare di ricerca dell’originalità.
Dunque, domenica scorsa era il gran momento per un bello scontro familiare, che avevo cercato in tutti i modi con le mie mattane. Tutto, per scuoter la loro indifferenza. Mi ero preparato a essere fatto a pezzi e ad affrontare le conseguenze dei miei gesti inconsulti. Che potevo fare di più? Negli ultimi giorni avevo fatto irruzioni in un bagno per signore per fare profferte oscene a una conoscente di mia moglie, aggredito un travestito e regalato un anello a una puttana di colore, con un bambino caffellatte che mi chiama papà.
Curzio Malanotte, borghese benestante, cerca di suicidarsi socialmente, un suicidio architettato per scuotere la famiglia insensibile (ai i suoi occhi) alla scomparsa della figlia 18enne. Milano, quartiere Isola, viene trovato il cadavere di una prostituta uccisa e circondata da lumini, con una parrucca bionda e una coroncina in testa. E Curzio dove decide di suicidarsi socialmente, proprio lì, in zona Melchiorre Gioia, in mezzo alle prostitute. In men che non si dica per il commissario Musante, istigato anche dai passanti Umberto e Enzino, Curzio diventa il sospettato numero uno.
Filippo Fornari gioca di originalità, innanzitutto mettendo Curzio Malanotte in centro al romanzo e facendo girare intorno a lui tutti gli altri personaggi. Dall’inizio alla fine non molla la presa con Curzio, regalandoci un personaggio debole e scosso dalla vita, che cresce nelle pagine del romanzo fino a diventare forte e deciso. La trama gialla che parte fin dalla prima pagina scorre parallelamente ai vari tentativi di suicidio sociale di Malanotte fino ad incrociarsi e diventare prepotentemente importante.
La narrazione di Fornari è ironica, dura e mai volgare. Tutti i singoli capitoli sono dei piccoli gioiellini, specialmente quelli dove Curzio racconta i pranzi domenicali in famiglia, quelli dove Fornari ci racconta i suoi tentativi di suicidio. L’ironia, che fa parte della vita, dà il tocco di originalità al romanzo, dimostrando una capacità letteraria che esula dalla giallistica fine a se stessa.
La suspense è accompagnata dolcemente dai continui colpi di scena privati di Malanotte e dalle indagini del commissario Musante. Filippo Fornari non scrive solo un giallo, ma scrive al contempo un noir, altro punto a favore dell’originalità. C’è un serial killer che minaccia la tranquillità delle prostitute ma c’è anche una forte componente noir nella descrizione della morte (apparente) di una famiglia.
Un romanzo da leggere veloce che incolla il lettore senza pesantezza populista. Io avrei intitolato il libro “Omicidi all’isola, ironico originale blues”.
Musica consigliata: dato il titolo dovrei mettere una canzone blues ma il ritmo della scrittura di Fornari mi evoca più un rhythm’n blues. E’ per questo che abbino questo libro a “Hard and Strong” di Alice Russel.
Edizione: Todaro Editore
Anno: 2016