Delitto di una notte di mezza estate

Delitto di una notte di mezza estate

È un giallo a sfondo gustosamente calcistico il romanzo d’esordio dell’avvocato e giornalista avellinese (ma napoletano d’adozione e per affinità) Gianluca Spera dal titolo Delitto di una notte di mezza estate, pubblicato nel giugno di quest’anno dalla casa editrice “Ad est dell’Equatore”.

unknownA dispetto dell’assonanza, Shakespeare non c’entra nulla; piuttosto sono frequenti i richiami a Dostoevskij e Tolstoj, che – attraverso il protagonista principale, Fabrizio Orlando – l’autore mostra evidentemente di apprezzare e gradire.Il calcio, tuttavia, non è la causa efficiente della storia narrata ma la bussola cronologica dei vari eventi attraverso cui essa si articola.La vicenda che fa da contest – l’uccisione della giovane e avvenente Nicoletta Ammaturo, segretaria di una società rivelantesi poi struttura di copertura di imperscrutabili segreti di Stato, sbrigativamente e pilatescamente bollata da stampa e magistratura come la triste evoluzione dello stupro della malcapitata vittima da parte del fidanzato col favoreggiamento del portiere dello stabile in cui ha sede la stessa falsa società – accade in concomitanza con la semifinale dei Mondiali di calcio del 1990, persa dall’Italia contro l’Argentina di quel Maradona per tanti anni (e ancora oggi) idolo della tifoseria pallonara partenopea.

Fabrizio Orlando, apprendista cronista di belle speranze, spedito a scrivere un pezzo perché “tutti gli altri stavano guardando la partita”, capisce subito che si tratta di un rompicapo dalle propaggini intricate e complicate. Egli, dunque, tra mille difficoltà (la diffidenza del direttore del suo giornale, Iodice, che presto gli darà il benservito e lo metterà all’uscio; la strenua resistenza dei “servizi”; l’omertà di taluni confidenti) proverà a indagare ma, a un passo dalla soluzione, sarà costretto a fuggire a Londra, dove però a distanza di anni il passato continuerà a perseguitarlo riportandolo in patria.

Gli importanti match calcistici del Napoli, oltre a quello citato tra Italia e Argentina di ventisei anni fa, scandiscono i tempi dello story-telling: la sconfitta del 1991 a Mosca in Coppa dei Campioni (ancora non si chiamava Champions League), lo scontro di campionato del novembre 1970 con la Juve (che segnerà la vita di Fabrizio e disegnerà i contorni di un rapporto affettivo profondissimo con la nonna Pina) e la resa ai supplementari al Chelsea nel marzo 2012 in Champions League (non si chiamava più Coppa dei Campioni).

I capitoli sono effigiati come i “tempi” delle partite di calcio: non manca il terzo, utilizzato per le strette di mano tra gli atleti che si sono affrontati sul campo e dunque non strettamente agonistico, cui corrisponde – appunto extra ordinem u- un’intervista con il campione (non a caso della squadra del capoluogo campano dell’era dello scudetto) Nando De Napoli.

Quantunque l’autore è evidentemente un intenditore di tutti gli sport, giacché non esita a dedicare nel libro un passaggio alla finale del torneo tennistico di Wimbledon 1990 tra Edberg e Becker e alla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi londinesi del 27 luglio 2012.

L’ambientazione è precipuamente napoletana: precisa è la descrizione dei luoghi (da cui traspare l’amore per la città), rifinita la sceneggiatura dei dialoghi (spesso apprezzabilmente in dialetto), accurata l’onomastica e l’alchimia dei co-protagonisti (su tutti spicca Giggino, amico a modo suo di Fabrizio).

Musica consigliata: La lettura si presta bene ad essere accompagnata dai brani “Napul’è” e “Gesù Gesù” di Pino Daniele, capaci di enfatizzare con le loro note più calde e suadenti ogni passaggio del narrato.

Edizione: Ad est dell’Equatore
Anno: 2016