E’ nostra abitudine, in ogni recensione, trascrivere l’incipit del libro o di una parte significativa per noi. Beh questa volta cambiamo leggermente la regola, vi scrivo la frase che potrete trovare in quarta di copertina e che rappresenta il momento catartico del libro.
L’ombra era nel bosco, quaranta, cinquanta metri davanti a noi, nel cuore della brughiera. Non andate nella brughiera. Adesso più che mai quell’avvertimento sembrava un monito, una minaccia.
Zamberletti ci racconta la storia di un gruppo di amici adolescenti, giunti ad un passaggio importante della propria vita, il passaggio dalle scuole medie alla secondaria superiore. Quest’amicizia classica, fatta di grandi progetti, illusioni e delusioni, gravita intorno ad un casolare abbandonato al limitar della brughiera, Cascina Smorta appunto. Un preludio d’estate come tanti fino a quando non decidono di addentrarsi nella brughiera, quella decisione cambierà le loro vite. Dopo molti anni il commissario Modica Andrea torna nella sua città. Ma sarà anche un ritorno al passato, a quel fatidico momento di quarant’anni prima. I tasselli del puzzle, con paziente lavoro d’indagine sembrano ricomporsi alla ricerca di un serial killer che seppellisce le sue vittime in prossimità di Cascina Smorta.
A molte persone la trama ricorda un libro famoso di un’altro scrittore americano (che non voglio citare) ma avendoli letti tutti e due posso affermare che, ad una prima somiglianza di sinossi non corrisponde una somiglianza poi nel narrato.
Il libro si struttura con due storie all’interno di ogni capitolo: una prima storia che riguarda il presente, e quindi le indagini di Modica e un’altra che ritorna al passato e che racconta le vite di quarant’anni prima. Il libro di Zamberletti non contiene un’ambientazione precisa, anche se sicuramente l’autore si è ispirato ad un luogo preciso che non ci è dato sapere, questo allarga il respiro della fantasia del lettore che ritrova nelle righe città diverse.
E’ un romanzo corale, Zamberletti ci regala ritratti di persone e ragazzi che partecipano attivamente alla trama, evitando il cliché del commissario “a cui tutti ci affezioniamo”. Le storie sono due e sembrano correre parallelamente nella stesa direzione, verso una luce finale, in alcuni punti riescono persino ad illuderci di un loro contatto. La suspense è doppia, essendo la storia nella storia ed il linguaggio di Zamberletti, anche se può sembrare crudo inizialmente, è vuoto di tutti i dettagli procedurali che avrebbero appesantito solamente. Molto forte è il punto di vista psicologico dei personaggi e il loro cercare di divincolarsi dal passato.
Un libro che inizialmente mi ha tenuto incollato nella sua linearità, sorprendendomi con una svolta inimmaginabile sul finale. Antonio Zamberletti è riuscito a costruire un noir carico di temi importanti, dal passato che torna, all’amicizia, dal destino all’imprevedibilità della vita.
Dopo averlo letto e dopo aver discusso con alcuni lettori possiamo definirlo un libro “da consigliare”.
Musica consigliata: Quattro amici al bar di Gino Paoli, rivedo in molte parole di questa canzone, gli aspetti del significato di amicizia che vuole trasmettere l’autore.
Edizione: Runa Editrice
Anno: 2015