Fu come affacciarsi a un pozzo senza vederne la fine. Di sotto solo il buio impenetrabile. La sensazione di vertigine, la paura dell’oscurità. Poi il salto, la mancanza di appigli, il precipitare folle e inesorabile senza mai arrivare in fondo, l’allontanarsi dalla luce e la certezza di essere inghiottiti.
Le difficoltà per recensire l’ultima opera di Ferrario non sono poche. Innanzitutto bisogna scegliere, non necessariamente, come catalogare questo romanzo … anche se catalogare non è un bel verbo per un libro così complesso e difficile da collocare. Alla fine ho deciso per un hard-boiled sofisticato. Ma c’è anche il noir che fa capolino in una società benestante e mai domata nelle sue perversioni. E poi c’è il giallo che Ippolito Edmondo Ferrario maneggia con forza ed intelligenza. Si arriva ad un punto del libro, prossimo alla fine, e si pensa “eccolo l’assassinio” . Ma lo scrittore riesce, nelle pagine finali, a dare una svolta emblematica ed inquietante a tutto il libro.
La storia comincia con la morte di Davide. Uno studente del liceo Parini che muore precipitando dalla sua abitazione in via Ciovasso durante una festa. L’accaduto incontra l’antiquario di Brera, Neri Pisani Dossi, ex sanbabilino, discendente da una famiglia nobile. Involontariamente Neri si trova ad essere testimone dell’incidente. La polizia giustifica la morte di Davide Crespi associandola ad un incidente dovuto da abuso di alcool e droga. Ma per Neri Pisani Dossi non è così. E l’antiquario di Brera si getta a capofitto in un’indagine che lo porterà a scoprire sconvolgenti realtà.
All’interno della Daimler calò il silenzio con un fischio di sottofondo. La detonazione del 357 Magnum, oltre a rendere tutti sordi, aveva aperto uno squarcio nel tetto dell’auto. Neri era a bocca aperta, incapace di parlare, di emettere un solo suono.
La scrittura di Ippolito Edmondo Ferrario è perfetta. la contrapposizione di questa scrittura completa con la trama alle volte forte e cruda, permettono all’autore di dire cose senza scadere nella volgarità fine a se stessa. Neri Pisani Dossi, già protagonista de “L’Antiquario di Brera” (Ndr. Edizione Fratelli Frilli) è un ex sanbabilino, ricco, intransigente, intollerante, razzista e sempre arrabbiato contro i “subumani” (Ndr. leggete il libro per capire chi sono).
Ferrario ci racconta una Milano “nera” che si scontra con le sfumature dell’esterno, divenendo alla fine comprensiva e capace di molti slanci di umanità. L’autore riesce a dare una dimensione assoggettata ai suoi protagonisti, la visione di quello che accade si scontra con il vissuto e le idee di Neri, senza barricarlo ma lasciando intravedere dietro di lui un’apertura mentale impensabile. Ma Neri Pisani Dossi non è un ignorante, bigotto, provinciale, tutt’altro … è un uomo arrabbiato contro le ingiustizie del mondo. Neri è una persona molto radicata nelle sue idee, ma crede nell’esoterismo come forma di elevazione. L’antiquario può apparire un perverso, ma mostra una consapevolezza del suo essere che, agli occhi del lettore, lo fa diventare anche un cultore della moralità, capace di porsi limiti e di lottare contro le perversioni immorali.
Un romanzo forte e sorprendente, da leggere a mente aperta. Qui il preconcetto non trova terreno, non deve esistere, bisogna solo farsi trasportare dalle parole, dalle pagine.
Edizione: Fratelli Frilli
Anno: 2016