“Le otto di sera quando Andrea Lucchesi, ispettore della Sezione furti e rapine, uscì dal palazzo di via Fatebenefratelli. Quarantasei anni, ma no aveva fatto carriera. Dopo un paio di concorsi falliti aveva lasciato perdere. Sul suo stato di servizio pesavano due procedimenti disciplinari e due penali, per lesioni e oltraggio, da cui era uscito per il rotto della cuffia. Si avviò verso via Manzoni, incamminandosi verso il centro, a quell’ora semideserto per il gelo precoce e per quella cappa caliginosa che da settimane schiacciava la città. C’era anche un velo di nebbia, che creava un alone lattiginoso attorno ai lampioni e alle prime luminarie natalizie che con largo anticipo cominciavano ad apparire”.
La storia è chiara: un ispettore, Lucchesi Andrea, nero in un commissariato e una città alquanto stupita dal fatto che possa un nero ricoprire un incarico di questo tipo, viene trasferito nel commissariato di piazza San Sepolcro dove sembra finalmente trovare un equipe adatta alle sue tecniche non consuete. Una serie di furti lo tengono impegnato, mentre in un altro quartiere della città un uomo stupra delle donne nei garage condominiali.
La trama detta così sembra la trama perfetta per un libro giallo, ma tutto ciò non è avvolto da mistero, tranne i furti, l’autore degli stupri ci viene presentato fin dall’inizio … ed il libro prende una piega noir con uno sfondo psicologico. Si alternano i problemi dello stupratore con le donne, i problemi di Lucchesi con i colleghi e con le donne … tutto scritto con uno sfondo erotico che alle volte lascia sorpresi.
Gianni Simoni scrive con crudezza tutto. Dai dialoghi alle intenzioni, passando per i gesti dei personaggi. Il libro scorre velocemente e lascia molti spunti psicologici aperti e le situazioni di disagio sociale lo rivolgono di più verso un libro noir che un libro giallo. Purtroppo il libro mi era stato presentato come un giallo, il che mi ha lasciato non poche perplessità.