Cristina Cassar Scalia con il suo romanzo “Sabbia nera” (ed. Einaudi) ed il suo personaggio del vicequestore Giovanna Guarrasi ci ha conquistato ma non soltanto a noi de La Bottega ma anche tanti altri lettori. Le abbiamo fatto una breve intervista per conoscerla meglio e conoscere meglio la sua ispirazione, tra tutti i suoi vari impegni è riuscita a dedicarci qualche minuto. Ecco la nostra intervista:
Questo non è il suo primo romanzo, ma è il primo dove compare il vicequestore Giovanna Guarrasi, da chi si è ispirata per disegnarla così?
Non mi sono ispirata a nessun personaggio in particolare. L’ho disegnata nel modo in cui, da lettrice, mi sarebbe piaciuto incontrarla.
Si può dire che il suo romanzo sia un cold-case che arriva a noi tra i ricordi degli anziani ed i pettegolezzi, una forma orale di tramandarsi i ricordi, come mai a deciso di creare quest’indagine per Vanina che viene da un passato molto più duro e difficile?
Vanina ha abbandonato volontariamente quel duro passato per occuparsi di omicidi comuni. Il fatto che il cadavere risalga a mezzo secolo prima non cambia né il suo sistema investigativo né l’impegno con cui lei affronta l’indagine. Senza dimenticare che una simile lontananza temporale grava l’ indagine di difficoltà non indifferenti, aumentandone enormemente l’appeal agli occhi del nostro vicequestore, cui “le rogne piacciono assai”.
Nei ringraziamenti finali lei dice “in pole position mio padre”, nel romanzo Vanina affronta la commemorazione dell’uccisione del padre. Premesso che è stata scritta con un’intimità commovente, vorrei sapere come è riuscita a parlare cosi sentitamente di qualcosa che non ha vissuto?
Avere la capacità di immedesimarsi in personaggi e situazioni molto differenti dalla propria realtà, è la conditio sine qua non per raccontare storie di fantasia. Pur essendo la vita di Vanina lontana dalla mia come il giorno dalla notte, ho cercato di immedesimarmi in lei meglio che ho potuto.
Come ho scritto nella mia recensione c’è molta tradizione nel suo romanzo, non intesa come folklore, ma come conoscenza e coscienza del proprio passato. Quanto è importante per lei e come si rapporta con essa?
Io credo che non si possa prescindere dalla conoscenza del proprio passato per costruire degnamente il proprio futuro. Questo vale per le tradizioni come per la storia.
La cultura siciliana, forte e punto fondamentale per l’Italia, pervade il suo romanzo, a volte con nostalgia. Ad Aci Trezza si scontra con l’immagine letteraria di Verga. Cosa a spinto l’oftalmologa Cristina Cassar Scalia a diventare scrittrice?
In realtà scrivo dai tempi del liceo. Se qualcuno mi avesse detto allora che un giorno sarei diventata davvero una scrittrice, però, non gli avrei creduto. Immaginavo molto bene quanto dura, incerta e piena di variabili sia la strada che porta alla pubblicazione di un libro, e per non rischiare una delusione preferivo non considerarla una possibilità reale.
Dall’inizio alla fine ha scritto il romanzo perfetto, è arrivata alla quarta ristampa e non si fermerà di certo qui. Cosa riserva il futuro di Vanina? Senza spoilerare il finale di Sabbia Nera?
Sto già lavorando a una seconda storia con protagonista il vicequestore Vanina Guarrasi, il cui futuro è ancora tutto da scoprire.
Cliccate qui se volete leggere la nostra recensione di “Sabbia Nera” … noi ringraziamo Cristina per il tempo dedicatoci e per la sua disponibilità.