L’ATMOSFERA FA PARTE DEL MIO DESIDERIO DI ABBATTERE GLI STEREOTIPI
di BARBARA MONTEVERDI
Makis Malafekas si palesa in video per una intervista a distanza: lui vive in Belgio da anni, ma il suo aspetto è estremamente mediterraneo col viso pieno, capigliatura folta e scomposta quanto basta, occhiali da vista scuri, quadrati, rassicuranti, aria sorniona. Anche le sue risposte, articolate e calme, riflettono la sua tranquillità solare, così distante dal grigiore dell’inverno centro-europeo.
Com’è nata l’idea di questo tuo noir? All’inizio pareva fantascienza, invece si è presto trasformato in un romanzo politico-sociale.
Prima di tutto, ci tengo a sottolineare che in partenza il titolo doveva essere Revenge Porn, legato al video di cui si parla nelle prime pagine e che, nella mia testa, doveva avere il peso maggiore tra tutti gli argomenti. Poi il racconto ha preso la sua strada (sono i racconti che si fanno da soli, non grazie agli scrittori, noi registriamo quello che vogliono loro) e ha messo in evidenza l’argomento “bugia”. Da lì è nato il titolo definitivo, Deepfake.
Nel libro, il potere e la disinformazione vanno a braccetto. Vedi davvero le cose in questo modo?
Sì, non possono non andare in coppia. In questo momento storico il potere non ha neppure bisogno di nascondere le sue contraddizioni, tanto siamo abituati alle falsità. La situazione attuale mi ricorda gli ultimi tempi nella vecchia URSS, stessa protervia del potere e stessa assuefazione della gente comune.
La tua scrittura è nervosa, a volte scostante e scuote il lettore. È il tuo stile o una tecnica particolare nata per questo romanzo?
Questo libro è il terzo della trilogia di Krokos (il protagonista). È nato un accordo mistico tra me e Krokos, che è scrittore anche lui, perciò quel che attraversa la sua testa è stato riportato sulla pagina senza filtri. Lo stile è volontariamente secco e veloce perché ho voluto allontanarmi dal lirismo, dal simbolismo e dalla allegoria, che sono gli aspetti più in voga in Grecia in questo periodo. Ma è uno stile troppo pomposo e del tutto inadatto al momento storico che viviamo.
L’atmosfera oscura di Atene, esiste davvero o l’hai creata appositamente?
L’atmosfera fa parte del mio desiderio di abbattere gli stereotipi. La crisi economico-sociale gravissima e non ancora del tutto superata del mio Paese, ha portato all’emigrazione di 500.000 giovani che non sono più rientrati. La situazione è oggettivamente cupa, anche se la Grecia e Atene sono immaginate sempre invase dalla luce. Ma dove c’è molta luminosità, esiste un’oscurità profonda a bilanciarla.
Non ci resta che ringraziare Makis Malafekas e imparare a osservare con sguardo diverso il mondo che ci circonda.