Ciao Roberto, mi fa molto piacere tornare a focalizzarmi su di te. Dopo aver letto e apprezzato la tua trilogia, vorrei approfondire l’uomo dietro le parole. Sei milanese di nascita, ma vivi da tanti anni in Val Cavallina, sulle sponde di quel gioiello che è il lago di Endine. Quanto ha influito sulla tua scrittura la scelta di vivere in un paesino piuttosto che nella grande città?
Sono giornalista e scrittore e scrivere è la mia vita, come ho fatto per 15 anni a Milano, la mia città natale con la quale ho un profondo legame. È però innegabile che se da un punto di vista giornalistico la mia scelta di 13 anni fa di andare a vivere in un piccolo paesino della bergamasca, che si affaccia su un minuscolo e romantico lago, non ha avuto alcuna influenza, per quanto riguarda la mia produzione di scrittore è cambiato tutto. Qui ho trovato un contatto con la natura e con il silenzio che mi portano ad avere una serenità mentale indescrivibile. Ci sono giorni che mi basta guardare fuori dalla finestra, e vedere la montagna che ho di fronte a casa mia, per farmi venire voglia di accendere il computer e raccontarmi. E poi, da quando vivo qui, mi sembra di osservare maggiormente nel dettaglio le persone sia da un punto di vista fisico che caratteriale. Cosa fondamentale per il mio lavoro.
Credo di conoscere lo scrittore abbastanza bene, ma un autore non può prescindere dal suo essere una persona reale. Già so che in Fabio Salvi, il personaggio principale degli ultimi tre romanzi, hai trasfuso parte di te, quantomeno facendogli svolgere il tuo stesso lavoro. Ma c’è qualche tratto caratteriale di Roberto che troviamo in Fabio?
Dico sempre che Fabio non è Roberto e subito dopo aggiungo “per sua fortuna”. Scherzi a parte, ho cercato di tenere separato Fabio da quello che sono io, ben consapevole che quando scriviamo, anche non volendo, qualcosa di noi scrittori scivola sempre nelle pieghe dei nostri personaggi. Credo che Roberto e Fabio abbiano comunque lo stesso senso della lealtà, la stessa sottile malinconia e quella cosa brutta che io chiamo “mal di vivere”. Non è un concetto facile da spiegare. È quella sensazione che, per un eccessivo rispetto verso il prossimo, a volte ti porta a cancellare i tuoi sentimenti, o perlomeno metterli in un angolo, per non prevaricare gli altri o solamente per timore di ferirli. Ecco, questo atteggiamento, frutto anche della timidezza, ho provato a toglierlo a Fabio, ma mi sono accorto che non era possibile. A quel punto mi sono arreso: peggio per Fabio.
Le tue trame sono sempre intricate e ricche di movimento, il lettore deve stare ben attento a quegli indizi che semini lungo le storie dosandoli con attenzione. Quale è stato il miglior complimento che hai ricevuto al riguardo, e quale la nota negativa? Non parlo di un’affermazione fine a sé stessa, ma di un appunto che magari ti abbia spinto a migliorare.
Mi piacciono le trame con molteplici snodi, è un tentativo di tenere l’attenzione del lettore sempre alta. Seppure con il contagocce, indizi ne semino qua e là nelle pagine, cercando di non essere troppo esplicito, ma dando comunque la possibilità a chi legge di arrivare alla soluzione. Complimenti, per mia fortuna, ne ho ricevuti e sono pure in crescendo. Difficile sceglierne uno perché ogni singola congratulazione ti da quella bella spinta per andare avanti. Ne cito un paio. La prima è di una lettrice che mi ha scritto: “Mai avrei immaginato di emozionarmi leggendo un romanzo noir”. È stato bello, perché cerco sempre di curare molto il lato umano dei personaggi. Il secondo invece è stato “Mi sembra di leggere uno scrittore nordico anche per come descrivi le ambientazioni” e io adoro gli scrittori nordici. Chiaramente ci sono state anche note negative. Pure quelle aiutano e tanto. Diciamo che all’inizio della mia avventura mi è stato fatto notare che avrei dovuto provare a essere più asciutto in alcune scene. Mi è sembrato un consiglio interessante e ho lavorato in quella direzione.
Ho avuto il piacere e l’onore di leggere e recensire tutti e tre i libri della serie. E, detto tra noi, sto aspettando il quarto. Perché uscirà una quarta storia, vero? D’accordo che tre è il numero perfetto, ma potresti anche pensare ai suoi multipli. Immagina come starebbero bene due trilogie con Fabio Salvi sullo scaffale!
Fabio e i suoi amici si sono presi una vacanza. Avevo bisogno di prendere un attimo le distanze da lui. Ma non ho messo la parola fine alle sue avventure. Diciamo che è in pausa. Anche perché adoro le sfide, come quella di averlo portato lontano da Milano, considerata dai lettori una specie di mia comfort zone, ambientando l’ultimo romanzo a Osimo, nelle Marche. In tarda primavera, covid permettendo, dovrebbe uscire un nuovo romanzo che avrà come protagonista Valerio Giusti, un ispettore davvero particolare, mal sopportato dai colleghi per il suo carattere intransigente. Prometto però che presto anche Fabio tornerà a far parlare di sé. Ora che mi ci fai pensare una seconda trilogia starebbe davvero bene sullo scaffale.
Ma torniamo un momento alla prima. I tre romanzi hanno avuto un buon successo, pur nei limiti che tutti conosciamo di una piccola casa editrice. Cosa ti ha spinto a rimetterli in circolazione in cofanetto? È stata una decisione ragionata o un colpo di testa? Certo, esteticamente è un bel colpo d’occhio, ma a parte questo, cosa diresti adesso a un lettore per invogliarlo a comprare i tre volumi in un colpo solo?
In realtà è stata un’idea di Paolo, il mio editore, e la sua proposta devo ammettere che mi ha onorato. Come ha scritto lui stesso nella prefazione “la celebrazione di un percorso arduo e vincente è stata naturale” e gli sono grato per queste belle parole, così come tutte le altre che ha speso per la mia persona in una pagina che mi ha davvero commosso. Perché comprarlo è, invece, forse è una delle domande più difficili che mi hanno mai posto, per uno come me che non sa proprio vendersi. Potrei dire che chi mi ha letto e apprezzato può pensarlo come un regalo. Invece chi ha letto solamente uno dei tre e gli è piaciuto può prendere altri due piccioni con una fava. Ma so anche di lettori che mi conoscevano senza mai avere mai incrociato i miei libri e hanno preso la palla al balzo. E poi leggere una trilogia in un solo volume ti permette anche di vedere l’evoluzione dello scrittore.
Ti saluto, ti ringrazio, e ti ricordo che io resto in speranzosa attesa.
Sono io che ringrazio te e tutti gli amici de La Bottega del Giallo.
Le recensioni dei romanzi della trilogia: Cuore apolide, La doppia tela del ragno, Nel fondo più profondo.