Amica de La Bottega del Giallo ma anche del Covo della Ladra, ha partecipato al talk “Serial Writer” regalandoci la sua profondità e la sua leggerezza che la contraddistinguono. In occasione dell’uscita del suo ultimo romanzo “Un caso speciale per la ghostwriter” ed. Garzanti (recensione), Paola Rocco l’ha intervistata per voi.

Alice, come mai hai scelto di fare una ghostwriter della tua protagonista?

Ti dirò: ci sono stati circa cinque minuti, all’inizio, in cui ho pensato di farle fare la editor (come me). Avevo infatti intenzione di scrivere qualcosa che fosse ambientato nel mondo editoriale, per ironizzarci un po’ sopra e nel frattempo raccontare tutte le professioni “nascoste” che stanno dietro alla creazione di ogni libro; essendo io una redattrice ed editor, mi sarebbe venuto spontaneo attribuire alla mia protagonista il mio stesso lavoro, perché “scrivi di quello che conosci” è da sempre uno dei migliori comandamenti che uno scrittore possa seguire. Poi però ho avuto come una folgorazione: perché non una ghostwriter, invece? Un mestiere più raro e affascinante di quello dell’editor, e pieno di implicazioni interessanti; un ghostwriter è un creativo che della sua creatività non può godersi i frutti, e che non può neanche cercarsi “la sua voce”, anzi, deve fare proprio il contrario, ossia imitare le voci degli altri…

In questa sua ultima avventura, Un caso speciale per la ghostwriter, la protagonista Vani Sarca, normalmente corazzata d’un distacco vagamente sociopatico, sembra cedere a nuove emozioni e ridefinire, soprattutto nel finale, il proprio paesaggio sentimentale…

Diciamocelo: che Vani fosse una finta dura era il nostro segreto di Pulcinella. Sin dal primo libro, la simpatia e l’istinto di protezione che ha dimostrato per Morgana, la sua vicina di casa 15enne, o l’ammirazione immediata per il commissario Berganza, qualche campanello d’allarme dovevano farcelo suonare, via! E poi, con l’arrivo di Irma, la cuoca 81enne, e con la richiesta d’aiuto da parte di sua sorella Lara… Nel corso di questi libri Vani s’è ritrovata attorno una specie di famiglia allargata che neanche sapeva di volere ma il cui progressivo assemblaggio, alla fine, costituisce la vera trama unificante di questi cinque libri.

Nel libro Vani accenna in più occasioni al suo rapporto problematico con la madre, cui forse è in parte imputabile il distacco emotivo praticato dalla ragazza, e con la sorella Lara, alla quale invece Vani è legata ma che considera caratterialmente lontana anni luce dal proprio modo di essere. Come nasce l’idea di regalare alla tua ghostwriter una famiglia così complicata?

E’ il sale della vita! Una volta ho sentito un’esperta di sceneggiatura per la televisione far notare che la famiglia è da sempre la vera croce e delizia di noi occidentali, e in particolare di noi italiani: in famiglia troviamo i nostri più acerrimi nemici, il nostro conforto più profondo, le schermaglie più accese, la radice della maggior parte dei nostri traumi… E poi, diciamocelo, far interagire dei personaggi imparentati può essere molto divertente: finiamo per riconoscerci tutti in questo o quel battibecco, in questa o quella dinamica (le aspettative dei genitori, il confronto con il fratello o la sorella sempre più bravo di noi, eccetera).

Nel tempo libero canti e scrivi canzoni (come quella, bellissima, interpretata dall’adolescente Morgana nel libro). Se però dovessi scegliere una canzone scritta da altri come colonna sonora per Un caso speciale, quale ti piacerebbe?

Guarda, coglierò l’occasione e orgogliosa come una chioccia ne approfitterò per specificare che le canzoni, nei cinque libri, sono quattro in tutto, e che nel caso a qualcuno potesse far piacere ascoltarsele sono state messe in musica veramente, da me con la mia band, le Soundscape 2.0: le trovate a questo link, e quella che canta al posto di Morgana sono io. Detto ciò, con buona pace di Vani che ama il rock cupo degli Smiths e dei Joy Division, io le affibbio una travolgente Sympathy For The Devil, dei Rolling Stones (ma va bene in qualsiasi versione), che si dà il caso che sia anche la mia canzone preferita. E poi perché Vani stessa è un po’ un diavolo per cui provare simpatia!

I libri sono un po’ il filo rosso che percorre tutte le vicende della ghostwriter Vani. Da autrice, quali sono quelli che hanno contato per te?

Okay, quanto tempo hai a disposizione? Eh eh, poche cose sono belle come poter parlare dei libri che si sono amati! Io sono abbastanza onnivora. In linea di massima, ho una simpatia particolare per quegli scrittori che non si prendono troppo sul serio ma con la scusa di farti ridere o intrattenerti ti lasciano anche qualcosa: Pennac, Benni, giallisti come la Vargas, e di questa categoria fa in un certo senso parte anche il mio libro preferito in assoluto, che è The Princess Bride di William Goldman (in italiano tradotto prima come La storia fantastica da Bompiani e più di recente come La principessa sposa da Marcos y Marcos). The Princess Bride appartiene anche a un’altra categoria a me carissima: quella dei libri per ragazzi. E poi ho un posto speciale nel cuore per la letteratura americana degli anni della Grande Depressione e appena successivi: Steinbeck, Fante, e poi il grandissimo Chandler.

Hai detto più volte che le avventure di Vani le avresti raccontate in cinque libri e Un caso speciale è appunto il quinto. Si tratta davvero dell’ultimo capitolo o la Sarca e i suoi amici vivranno ancora altre storie?

Diciamo che si affacceranno in altri libri, con dei cameo: anch’io sono troppo affezionata a Vani e combriccola per lasciarli per sempre (e nota che l’idea di fare solo cinque libri è sempre stata mia, eh, e che tuttora sono convinta che sia stata la scelta migliore: volevo una serie bella compatta, con un finale pensato con cura, per chiudere tutti i cerchi…). Però è giusto che Vani se ne stia in pace per un po’, e lasci il passo ad altre storie che peraltro, te l’assicuro, premono come pazze per uscirmi dai polpastrelli!

Grazie ad Alice Basso e alla sua vulcanica personalità.