UN INCIDENTE ED UNA CORSICA IN TECHNICOLOR
Edito in Italia nel 2016 dalle Edizioni E/O e in ristampa nel 2018, Tempo assassino è – dopo Ninfee nere – il nuovo romanzo di Michel Bussi, che di mestiere fa il professore di geografia all’università di Rouen e attualmente è l’autore francese di noir più venduto oltralpe.
Corsica, estate 1989, penisola della Revellata: la quindicenne Clotilde è l’unica sopravvissuta alla tragedia abbattutasi sulla sua famiglia.
La madre, il padre e il fratello maggiore muoiono infatti sul colpo nell’incidente che vede la Fuego rossa di famiglia precipitare nel vuoto sulle rocce appuntite che affiorano come zanne preistoriche nel golfo sottostante la panoramica della Petra Coda.
Subito accolta nella famiglia dei nonni materni, a Parigi, e strappata all’isola che vede invece gli Idrissi, il clan paterno, saldamente al centro del complesso sistema di potere che avvolge la Corsica in una trama invisibile, Clotilde lascia quindi per sempre sull’isola non solo la sua vita precedente ma anche il diario segreto che da brava adolescente ha scritto con accanimento per tutta l’estate e che adesso, a ventisette anni di distanza, potrebbe forse aiutarla a capire cos’è davvero successo…
Dell’incidente la donna ricorda infatti perfettamente due particolari: l’assoluta mancanza di reazioni del fratello Nicolas mentre la macchina volava fuori dal parapetto, e il padre che non sterzava, non provava nemmeno a evitare l’impatto e con la mano, invece, stringeva la mano della madre pochi istanti prima del salto…
Tempo assassino si svolge nell’estate del 2016 e vede quindi una Clotilde ormai quarantaduenne, con marito annoiato e figlia mal mostosa al seguito, trascorrere le vacanze sull’isola che trent’anni prima le ha strappato genitori e fratello.
Appena arrivata (e già comprensibilmente un po’ turbata dall’estenuante andirivieni dei ricordi) Clotilde riceve una lettera inquietante: firmata dalla madre Palma e ricca di particolari che solo lei e la figlia possono conoscere, sembrerebbe infatti la prova che Palma è incredibilmente ancora viva…
Sulla scorta di quest’inspiegabile riaffacciarsi d’un passato faticosamente sepolto, la protagonista s’impegna dunque in un’indagine tenace, nell’intento – scrupolosamente non dichiarato – di riannodare i fili di un’esistenza che l’incomprensibile salto nel mare della Fuego rossa sembrava aver spezzato per sempre.
Intento non dichiarato e del resto non condiviso né dal marito Franck, apertamente infastidito dall’inquietudine della moglie e sbrigativamente pronto a liquidarne le ansie con una saggezza a buon mercato immune da qualsiasi reale comprensione, né da Valentine, la splendida figlia adolescente così simile alla nonna, che oppone al pellegrinaggio della mamma nei luoghi del ricordo l’atteggiamento compunto e velatamente impaziente di chi capisce, certo, ma in fondo è passato tanto tempo e non sarebbe ora di lasciar perdere…?
Senza dimenticare gli amici d’una volta: con Cervone Spinello, il mellifluo direttore del camping, in sorridente ma deciso disaccordo con quell’indagine privata, e la bella italiana Maria Chiara, l’ambita sirena di quell’estate ’89 che ha fatto carriera come starlette, sta per tenere un concerto a due passi da lì e appare sorprendentemente dimentica degli eventi d’un tempo…
E ancora Hermann Schreiber, l’adolescente timido e insicuro che tutti prendevano in giro e che Clotilde contatta per telefono perché lui adesso vive in Germania e forse per rivalsa è diventato un uomo d’affari di successo (il suo vecchio padre, Jakob, vive ancora nel camping dei Tritoni, fungendone un po’ da memoria storica); e Natale, l’amore di sempre, il pescatore dagli occhi azzurri che parlava coi delfini e voleva costruirgli un santuario e adesso, con una decisa caduta di pathos, s’è sposato con la figlia d’un poliziotto e lavora nel reparto pescheria del locale supermercato…
E c’è poi il clan stesso degli Idrissi capeggiato dal nonno Cassanu: ovvero, in còrso, leccio, come l’immenso leccio che allarga la sua ombra nel cortile della dimora di famiglia.
Misterioso, imperscrutabile e in fondo un po’ ostile, al pari della moglie Lisabetta e di tutto il resto dei parenti e affini sembra non aver mai pienamente accolto i nipoti Nicolas e Clotilde, per metà parigini (per quanto Clotilde, col suo fisico asciutto e la bassa statura, sembri proprio appartenere a una sorta di piccolo popolo, a differenza della bella Valentine dalla figura slanciata d’indossatrice, che somiglia tutta alla nonna…): e dunque per sempre altri, estranei, non del tutto còrsi, inassimilabili come la loro splendida mamma francese, colpevole d’aver strappato al suo destino l’adorato erede maschio trascinandolo sul continente.
Tempo assassino è un giallo appassionante e struggente fatto di rapporti familiari, segreti mai svelati, scelte difficili e colpevoli reticenze, strutturato in modo serrato come un continuo alternarsi di voci: c’è la Clotilde quindicenne che parla dalle pagine del quaderno, la stessa ormai adulta che ripercorre gli eventi con altri occhi e un misterioso lettore esterno che ha recuperato il diario e sembra leggerne le pagine con disperato rancore.
Fino al colpo di scena risolutivo, che appare credibile pur basandosi su un piccolo inganno ottico (al lettore viene presentato un fatto, che in realtà è un altro fatto vestito in maschera, ma lui non può saperlo: non del tutto leale come procedimento, d’accordo, ma in fondo cosa importa, anche la Christie a volte barava un po’…).
Sullo sfondo una Corsica in costante technicolor, col sole rosso sangue che si tuffa nel mare, le strade polverose e vertiginose, il profumo di timo e di lentisco, le macchie gialle delle ginestre, il sale sulla pelle e il coming of age di Clotilde e del suo gruppo di amici: nel quale, forse, va ricercato l’inizio di tutta la storia…
Traduzione: Alberto Bracci Testasecca
Editore: E/O
Anno: 2018