Non tornavo spesso a Pozzochiaro, il paesino dove ero vissuto fino ai miei vent’anni, ma ero lcil giorno in cui andò a fuoco a casa delle signore Addams. Era luglio, e stavamo pranzando sul balcone, io, mamma e papà. Come non succedeva da un sacco di tempo. “Un miracolo. Probabilmente stasera nevica” disse mamma, appoggiando la pentola della pasta al centro del tavolo. “Forza, passami i piatti se no si raffredda”. No, quella sera non si sarebbe messo a nevicare, ma all’improvviso, mentre tuffavamo le forchette nel piatto, lei esclamò: “Guardate lì!”.
Così inizia il romanzo di Paolo Valentino e nessuno si aspetta quello che poi succederà nelle varie pagine del romanzo. Valentino ci racconta la storia di Milo, Mio per i familiari, un undicenne come tanti, appassionato di videogames, in una famiglia normale con una prospettiva futura normale, diviso tra i suoi amici Michele e Simona ed i videogames. Fino a quando il fratello più piccolo Nicholas, balbuziente e appassionato di esoterismo, esce di casa da solo e non ne fa più ritorno. Mentre la polizia svolge le proprie indagini, Milo svolge le sue, ma scopre dei segreti familiari che gli sono sempre stati nascosti.
Milo, l’adolescente protagonista, è anche il narratore del romanzo di Valentino e ci racconta tutto con i suoi occhi, ci racconta la sua storia con il suo linguaggio, dell’autore in questo romanzo senti solo la costruzione della storia e basta, tutto il resto appartiene a quell’undicenne di Pozzochiaro (che non ho ancora capito se esiste veramente, e google in questo non mi è d’aiuto). L’autore non ha sfoggiato la sua cultura raccontandoci una storia del passato con il suo linguaggio ma ci ha immersi nella vita di Milo con i suoi pensieri, i suoi desideri e le sue scoperte, senza usare orpelli che avrebbero distolto dalla narrazione.
Un romanzo che si legge tutto d’un fiato nelle sue 285 pagine, una costruzione sapiente che coniuga flashback d’infanzia e di famiglia senza perdere il filo principale della narrazione. Flashback utili a farci capire il lato noir della storia che si sta dipanando sotto i nostri occhi. Ad aumentare la velocità, oltre al linguaggio, vi è anche una suspense costruita con una tecnica sempre più in voga ma quella, secondo me, più efficace. Invogliare il lettore ad aprire il capitolo successivo finendo il capitolo con un gancio (non in senso pugilistico, anche se può esserlo, ma in senso di liaison).
Paolo Valentino, per noi, ha scritto un bellissimo romanzo noir, anche se per i puristi non sarà così, ma noi abbracciamo la scuola di pensiero secondo la quale un romanzo noir deve trattare tematiche che sconvolgono la società e che lascia delle brecce aperte nella testa del lettore. Alla luce di questo voi mi direte ma allora questo non è un romanzo noir? Ed invece per me è un proto-noir, se solo pensiamo che quella società sconvolta è formata dalle persone, e quelle persone sono innanzitutto degli individui con le proprie esperienze, le proprie opinioni. E quando queste si formano? Quando la vita infantile incontra l’adolescenza. Quando la realtà del mondo che ti circonda invade quella bolla nella quale siamo cresciuti fino a farla scoppiare, portandoci nella realtà con il nostro passato.
E’ vero che non è un noir fumoso, con la notte ed il buio che lo fa da padrone, con i cani che ululano e la pioggia che scroscia incessantemente ma è anche vero che molti hanno vissuto il più grosso noir della propria vita quando si sono scontrati con l’età adulta, e poco è rimasto di quello che credevamo. Paolo Valentino utilizza il classico, parla di una società attraverso i drammi di una famiglia, parla dei problemi comuni attraverso un paesino di provincia. E se tutto ciò non è noir, ditemi voi che cosa è.
Musica consigliata: “Should I stay or should I go” dei Clash, chi ha orecchie per intendere intenda per tutti gli altri una bella canzone.
Editore: SEM
Anno: 2017